Neurogastroenterologia e Violenza

 Anno di pubblicazione: 1997

 

Data l'elevata prevalenza nei paesi occidentali di episodi di violenza perpetrata soprattutto, se non esclusivamente, sulle donne e nell'infanzia, negli ultimi anni l'interesse della comunità medica si è rivolto all'analisi delle ripercussioni che questa può avere sullo stato di salute della popolazione.

 

VIOLENZA E SALUTE

Quale è la relazione che collega la NeUroGastroenterologia alla violenza?

Una prima relazione, di tipo diretto, è  conseguente al danno fisico che ne consegue ed è rilevabile in quella minoranza di vittime che si rivolge al pronto soccorso. Più complessa e meno palese, ma più frequente è l'influenza che la violenza può avere sull'equilibrio tra soma e psiche della vittima.

L'evidenza che i maltrattamenti subiti possano modificare il comportamento di un individuo fu inizialmente descritta nei pazienti affetti da disordini della personalità, da somatizzazione e dell'alimentazione e da depressione grave nei quali si rilevò una maggiore prevalenza di violenza, soprattutto sessuale, subita durante l'infanzia. Successivamente, nel corso degli ultimi dieci anni, numerosi studi epidemiologici, condotti in diversi paesi, hanno confermato l'iniziale osservazione ed hanno rilevato una frequente e peculiare associazione con situazioni di sofferenza cronica,  a partenza dai visceri. 

 

DATI EPIDEMIOLOGICI

Quale è la relazione con i sintomi gastrointestinali?

Studi effettuati in diversi Paesi indicano che nel 30-60% dei pazienti con disturbi gastrointestinali  è rilevabile una storia di violenza sessuale e/o fisica subita nell'età infantile e/o adulta. Anche se i primi dati epidemiologici rilevarono una maggiore prevalenza di vittimizzazione subita nel corso della propria vita nei pazienti, in maggioranza donne, con disturbi gastrointestinali funzionali, senza cioè alcuna o solo parziale giustificazione in riscontri obiettivabili, la maggior parte degli studi più recenti non rileva in realtà alcuna differenza tra i diversi gruppi dei pazienti.

Quale è la relazione con la gravità dei sintomi gastrointestinali?
Ciò che tuttavia appare evidente è che in questi soggetti, indipendentemente dalla diagnosi medica, tanto più grave è la violenza subita tanto più gravi sono i sintomi, minore è la risposta alla terapia e peggiore è la qualità della vita. Infatti i pazienti che hanno subito una violenza soffrono di più, perdono più giorni lavorativi, usano di più le strutture mediche, subiscono un maggior numero di interventi chirurgici con conseguenze spesso invalidanti, rispetto ai soggetti con gli stessi disturbi ma che non hanno subito maltrattamenti. I maltrattamenti fisici e sessuali sembrano dunque rappresentare un "fattore aggiuntivo" nel determinare lo scadimento delle condizioni generali di salute. 

 

QUALE E' IL TIPO DI RELAZIONE?

Esiste una relazione causale?

La domanda alla quale si tenta di dare una risposta è se esista una relazione causale tra violenza subita e sintomi gastrointestinali.

Da un punto di vista teorico è possibile ipotizzare che, in presenza di fattori genetici ed ambientali favorenti una maggiore suscettibilità a manifestare disturbi gastrointestinali, la violenza, intesa come evento traumatico, sia in grado di modificare lo stato psicosociale dell'individuo determinando sia un disturbo psicologico (per es. ansia, depressione, somatizzazione) che l'incapacità di sviluppare gli strumenti psicologici di protezione contro gli eventi stressanti della vita; tale influenza sull'individuo sarà ancora più marcata quando si associ alla mancanza di validi supporti sociali.

La violenza come fattore psicosociale può quindi mediare lo sviluppo o l'esacerbarsi dei sintomi sia agendo sulle funzioni fisiologiche gastrointestinali, come l'attività motoria  o la sensibilità viscerale, che sul sistema nervoso centrale sia attraverso meccanismi psicodinamici.

Quale è il legame con gli stati di sofferenza cronica?

 D'altra parte l'osservazione che non tutti i soggetti sottoposti a violenza sviluppano successivamente sintomi fa presupporre che l'impatto che questa può avere sullo stato di salute dipenda da fattori individuali ed ambientali tra cui il retroterra socio-familiare, o l'età in cui viene subita. 

A tale proposito è interessante  che i pazienti con disturbi cronici gastrointestinali, indipendentemente dalla eziologia funzionale od organica del disturbo, in presenza di una violenza subita manifestino una maggiore gravità dei sintomi ed una peggiore qualità della vita. Ciò farebbe supporre che, in presenza di una condizione di sofferenza cronica, la violenza subita esacerbi lo sviluppo di  un alterato comportamento da malattia spesso  rilevabile in questi pazienti.

 

ATTENZIONE SOCIALE AL FENOMENO VIOLENZA

Tuttavia appare chiaro che,  a prescindere dal tipo di relazione che lega la violenza ad un alterato stato di salute, un' allarmante percentuale di donne e bambini è sottoposta nel corso della propria vita a violenza fisica e/o sessuale e che ciò può avere un notevole impatto sullo stato di benessere generale.

 

ALCUNI DATI  ITALIANI

Sulla base di queste osservazioni  L'ANEMGI-ONLUS,  si è resa promotrice di un progetto di ricerca, "Progetto Donna", condotto in collaborazione con alcuni Ricercatori dell'Università "La Sapienza" di Roma  e con le Operatrici di alcuni dei Centri Antiviolenza presenti in Italia, volto a valutare la relazione tra storia di violenza subita nel corso della propria vita e sintomi gastrointestinali nella popolazione italiana. 

A tale scopo è stata valutata:

la prevalenza di una subita violenza sia fisica che sessuale nei pazienti afferenti  agli ambulatori di Gastroenterologia a cui si richiedeva di compilare un questionario. Quest'ultimo era anonimo in un gruppo di pazienti e non-anonimo in un altro gruppo simile per caratteristiche demografiche per diagnosi di malattia al precedente.
la prevalenza di sintomi gastrointestinali in una popolazione di donne non-pazienti sottoposte a gravi forme di violenza sia fisica, che sessuale che psicologica, che ricevono rifugio ed aiuto dai Centri Antiviolenza.
I dati emersi da questa ricerca e presentati recentemente al Congresso della Società Americana di Gastroenterologia (Orlando 14-21 Maggio 1999) rivelano :

Quale è la prevalenza in Italia, della violenza nei Pazienti affetti da disturbi gastrointestinali?

nel 30% dei pazienti gastroenterologici, sia organici che funzionali, è rilevabile una storia di maltrattamenti fisici e/o sessuali
 
 l'utilizzo del questionario anonimo facilita il rilevamento del dato.
 
Quanti sono i sintomi gastrointestinali riferiti dalle donne sottoposte a gravi forme di violenza?

Nelle donne  che hanno subito violenza fisica e/o sessuale e/o psicologica è rilevabile:

un'alta prevalenza di sintomi gastrointestinali (in media 8), ugualmente distribuiti tra i vari tratti dell'apparato gastrointestinale
il numero dei sintomi è correlato alla gravità della violenza subita
le donne che hanno subito maltrattamenti durante l'infanzia riferiscono un maggiore numero dei sintomi. 

 

IMPLICAZIONI PRATICHE

Da queste osservazioni derivano delle implicazioni pratiche di ordine:

a) Medico, b) Sociale, c) Legislativo

Dal punto di vista medico data la frequente associazione tra maltrattamenti subiti e disturbi cronici, siano essi funzionali ed organici, sempre più si rende necessaria nella gestione clinico-terapeutica di questi soggetticonsiderare ed indagare in maniera corretta gli aspetti psicosociali, tenendo presente che solo una esigua minoranza dei soggetti che hanno subito violenza sino allo stupro lo riferisce spontaneamente al proprio medico o alle autorità competenti. 

 

INFORMAZIONE DAL MEDICO

Al Medico

Dal momento che nella maggioranza dei casi la violenza viene consumata nell'ambito della famiglia e dell'entourage sociale della vittima, ci si rende conto dell'importanza di poterla  rilevare attraverso segni indiretti fisici e comportamentali. Ciò vale anche e soprattutto per i bambini. E' ormai chiara la necessità, di fronte a determinati complessi sintomatologici fisici e psichiatrici, di indagare sulla eventuale presenza di vittimizzazione del paziente sia esso adulto che bambino.

Degno di nota è uno studio eseguito negli Stati Uniti che alla revisione del materiale didattico per studenti in medicina e per neo-laureati  ha rilevato una pressoché assente informazione sull'analisi delle influenze che la violenza può avere sui pazienti e sulla modalità di come interrogare gli stessi su questo argomento.

Ne deriva la necessità di informare e di insegnare ai medici specialisti, ma soprattutto ai medici di base, a riconoscere i segni indiretti di subita violenza.

Ciò ha implicazioni pratiche in quanto permette di indirizzare il paziente al trattamento più appropriato, che in questi casi non è quasi mai di tipo esclusivamente farmacologico, ma anche sociali perché aumentando l'attenzione alle conseguenze che la violenza ha sulla vittima permette di rilevarne la presenza in situazioni non apertamente denunciate. Ciò è ancora più importante se il paziente è un bambino.

All'insegnante…al cittadino

Dati riferiti allo stato della violenza esercitata sui minori nell'America del Nord denunciano una tendenza alla riduzione di questa dovuta ad una serie di iniziative di tipo legislativo, ma soprattutto attraverso l'informazione e responsabilizzazione dei pediatri e dei medici di base, della popolazione adulta ed infantile. E' chiara quindi l'importanza di una corretta informazione capillare sul territorio rivolta non solo ai servizi sociali, ma ancora una volta al medico di famiglia ed agli insegnanti.

 

INIZIATIVE

Se si considera che l'impatto che la violenza ha su un individuo dipende da molteplici fattori ambientali e dalla vulnerabilità individuale funzione del patrimonio genetico e dei fattori psicosociali, le azioni possibili devono essere rivolte sia alla prevenzione del fenomeno che a rafforzare i fattori che agiscono da protezione attraverso iniziative sociali, culturali e politiche.

 
Anno di pubblicazione di questa pagina: 1997